Punti nascita. Bonaccini si sveglia a due settimane dal voto, ma dica come stanno realmente i fatti
Bonaccini promette di riaprire i punti nascita: bene, diciamo noi. Ma allora dov’è stato negli ultimi cinque anni, quando l’assessore alla Sanità, Venturi, continuava a giustificare, se non addirittura a sostenere, la necessità che i punti nascita di montagna dovessero restare chiusi?
Noi la questione l’abbiamo ben chiara: cinque anni di completo immobilismo sul tema, per poi svegliarsi oggi, a due settimane dal voto, per la paura di perdere i voti della montagna. E a Bonaccini diciamo “basta”! Basta incolpare sistematicamente Berlusconi per una norma del 2011 che era frutto di un Accordo con la Conferenza Stato-Regioni presieduta da Vasco Errani.
La verità è che la Regione Emilia-Romagna aveva tutti gli strumenti normativi per tenere in vita i punti nascita, motivando adeguatamente e dettagliatamente la richiesta di deroga. Non a caso, l’accusa maggiore arrivata a Bonaccini in questi anni è stata quella di non aver ascoltato le ragioni dei Comitati territoriali che si sono battuti ovunque per riaprire i punti nascita. Comitati che, in più occasioni, hanno lamentato che le richieste di deroga erano basate su dati non completamente esatti, come quelli relativi ai tempi di percorrenza per raggiungere l’ospedale più vicino da una zona montana.
Se Bonaccini oggi mostra un ripensamento sui punti nascita, ne prendiamo atto. Ma dica fino in fondo le cose come stanno, perché la responsabilità di quanto accaduto, dello svuotamento progressivo dei presìdi per l’assistenza al parto nelle aree montane, è esclusivamente regionale ed è da attribuirsi solo al Partito democratico.
La Presidente dei Senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini